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PARLARE DELLA MORTE AI BAMBINI: LIBRI E LINGUAGGIO DOLCE

Lavorando con i bambini, capita di spesso di dover rispondere alle domande più svariate, quello della morte è senz'altro uno dei temi che maggiormente li affascina.
Ogni volta noi adulti ci interroghiamo su come moderare il linguaggio per calarlo alla giusta frequenza, esistono un'infinità di parole, impegniamoci ad infilarle nel modo giusto.

Qual è l'approccio corretto per parlare della morte ai bambini?

Senz'altro un libro può correre in aiuto, mette a disposizione parole facilmente comprensibili alle orecchie del bambino e situazioni nelle quali egli stesso può immedesimarsi per comprendere con maggiore chiarezza le emozioni che sta provando. 

Ho lasciato la mia anima al vento di Roxane Marie Galliez edita da Edizioni El è il titolo che in questi anni mi ha sempre sostenuto nei momenti in cui oltre alla curiosità dei miei alunni, si è presentato un lutto familiare. Narra l'addio di un nonno e lo fa con immagini evocative piene d'amore.

Un altro bellissimo libro è "Il buco" edito da Gribaudo , poeticamente ci racconta l'evolversi della vita, ricca di incontri ma anche di perdite. 
Per chi deve tragicamente dire addio alla mamma, consiglio Il maglione della Mamma di Salani.
Infine, per chi desidera curare le ferite del cuore dovute alla perdita dell'amato cane c'è L'isola dell'Orso di Mattew Chordell, Clichy.

parlare - della - morte - ai - bambini
Ho lasciato la mia anima al vento - Emme Edizioni

Vista la delicatezza dell'argomento ho pensato di chiedere aiuto ad un'esperta, Silvia Mimmotti, psicologa che si occupa principalmente del settore oncologico e che ha frequentato un corso di perfezionamento incentrato sul comprendere e sostenere il lutto. Il confronto con lei è stato costruttivo ed ha portato alla nascita di questo meraviglioso articolo.

Il parere della psicologa

Uno degli argomenti che incuriosisce i più piccoli è proprio la morte.
Evitare di dare loro risposte, sfuggendo per una difficoltà personale di noi adulti o cercando di negare la questione non è una soluzione, anzi può generare un problema.
Si rischia di creare insidiose fantasie, inutili tabù e sensi di colpa. Con il silenzio si alimentano le paure, il senso di vuoto e di abbandono per la perdita vissuta.
Invece, attraverso un linguaggio appropriato e semplice, con naturalezza e rispettando i loro tempi e le loro emozioni, si permette ai bambini di prendere contatto e coscienza di quanto sta accadendo o di ciò che è già avvenuto.Tutto questo permetterà l’elaborazione e li farà sentire attivi nei confronti della situazione vissuta, favorendo la maturazione del loro bagaglio emotivo.


Per trattare questo argomento, può essere utile partire da riferimenti semplici. Ad esempio, parlare di quanto succede in natura a piante ed animali, aiuta ad inserire la morte in un ciclo naturale che riguarda noi come ogni essere vivente.

Farli partecipare, sin da piccoli, a riti e ricorrenze (come quella da poco passata dei morti) o, ancora, portarli in visita al cimitero (senza costringerli se non ne sentono il bisogno). Si permette loro di dare concretezza e prendere contatto in maniera indiretta e in forma collettiva a quanto vivono emotivamente.

Essere sinceri nel riportare le nostre emozioni (cercando di non esagerare né di scaricare le nostre sofferenze sui bambini) trasmettendo così il messaggio che della morte si può parlare, che è normale essere tristi e sentire la mancanza di coloro che non ci sono più.

Utilizzare il linguaggio dolce e approfittare della complicità ed intimità che si crea leggendo insieme alcuni libri sull’argomento, ricorrere alle immagini colorate di cartoni e film o alle parole delicate di canzoni e filastrocche, permettere la libera espressione di sentimenti ed emozioni con il disegno. La creatività consente di elaborare in maniera innovativa e dà strumenti per far fronte alle difficoltà.

Dare importanza al ricordo, senza paura, di chi non c’è più. Esso permette di mantenere un legame con chi se ne è andato, di far capire al bambino che chi non vediamo continua a vivere attraverso di noi e favorisce una continuità tra la vita e la morte.


La psicologa

Silvia Mimmotti, psicologa, specializzata in tecniche di rilassamento e del benessere. Tutor dell’apprendimento per bambini e adolescenti con DSA. Aiuta i bambini e gli adolescenti a scoprire e gestire le proprie risorse. Il suo curriculum è un elenco di competenze preziose, potete trovarlo consultando il suo sito (sotto tutti i link utili).

La “fase dei perché” del bambino credo sia una delle più belle! Corrisponde ad un periodo di crescita importante, ricco di curiosità, aspettative, tentativi ed errori.
Per ogni cosa il bambino cerca la sua spiegazione ed a volte la cerca all’infinito (portando il genitore ad un simpatico sfinimento).

Credo che questa fase dei “Pecché?”, per me in un certo senso, non sia mai terminata. Piuttosto si è strutturata. Ho cercato infatti di lavorarci in maniera accurata per aiutare me stessa e coloro che si rivolgono a me cercando una loro risposta. Gli studi e le formazioni costanti mi permettono di migliorare ed ampliare le mie competenze.

Dott.ssa Silvia Mimmotti, psicologa qui

Commenti

  1. Che bello capitare nel tuo blog, sono un infermiera che lavora con le neomamme e una futura pedagogista e niente cercavo proprio una lettura che parlasse del tema e grazie a te l'ho trovata!

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    Risposte
    1. Che bello il tuo messaggio! Fammi sapere se il libro ti piace. un bacione

      Elimina

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