La libreria del Signor Vanni Maestri, cuore pulsante della narrazione, è un luogo che custodisce i sogni dei clienti che la frequentano. Un vero e proprio archivio di desideri sospesi nel tempo. Le richieste sono varie, c'è chi spera di acquistare casa, chi di cambiare lavoro, chi ancora nella vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio. Le parole vengono fissate su pezzetti di carta o scribacchiate su vecchi biglietti e infilate in vecchi volumi conservati tra gli scaffali della bottega. A catalogare ogni richiesta, che sia firmata oppure anonima, se ne occupa Agata, giovane universitaria curiosa e infatuata dei libri.
È possibile che, una volta esplicitati, i propositi si realizzino. Ogni anno porta con sé... "Trecentossessantacinque possibilità di essere felici".
"Desideri innocenti, dichiarazioni d'amore strazianti, urla violente contro destini mai avverati. Poesia, per l'appunto"
La libreria I Buoni propositi è un luogo così vivo e reale e si intreccia profondamente con la città di Bologna, con i suoi angoli nascosti e soprattutto con l'Alma Mater Studiorum, l'Università più antica del mondo Occidentale, che spesso fa capolino nella narrazione, conferendo al romanzo un senso di radicamento culturale e storico davvero prezioso.
I personaggi di Sabrina Gabriele sono tratteggiati con una delicatezza che permette di simpatizzare con loro in modo naturale, alla fine del romanzo sembra quasi di conoscerli personalmente, di averli incontrati per strada o di averci bevuto un caffè nel retrobottega della libreria che fa da sfondo alla storia.
La scrittura è fluida, ben dosata e al contempo capace di evocare quella tenerezza che invita il lettore a scorrere le pagine. Nel finale, la tensione narrativa si fa più serrata, conduce a un epilogo che chiude il cerchio aperto nelle prime pagine.
Un romanzo che parla a chi sa ascoltare, senza filtri o facili consolazioni, e che riesce a restituire la complessità delle relazioni umane e dei sogni che non muoiono mai.
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